La chiesa
La chiesa dedicata a San Pietro Apostolo è in stile romanico moderno, a tre navate suddivise da colonne e mezze colonne monolitiche in marmo rosso Asiago e capitelli con basi in marmo bianco. Lungo i fianchi delle due navate minori sono ricavate tre cappelle per altari secondari (dedicati a Maria, S. Giuseppe e a S.Antonio) ed un’altra minore per il battistero. Sul lato sinistro a -mezzogiorno- del presbiterio si trova la sacrestia, sul fianco nord la cappella invernale. Il presbiterio, di forma quadrata è chiuso da un’abside semicircolare, con due corsie laterali.
La costruzione dell’attuale chiesa parrocchiale ha coinvolto tutte le persone di questa piccola comunità che con fatica e sacrifici ha innalzato e completato in tanti lunghi anni un vero monumento di fede.
Dobbiamo ricordare il seminatore dell’opera: don Giovanni Bordignon.
La posa della prima pietra è avvenuta nel 1938, ma le difficoltà sono state molte sia di tipo economico che di possibilità di reperire i materiali. La progettazione è affidata all’ing. Carretta che segue le indicazioni del parroco don Fidenzio Parancola e del comitato per la realizzazione. Le famiglie collaborano economicamente (pagamento del posto in chiesa, vendita uova e frumento, lotterie) alla costruzione del loro nuovo tempio. La chiesa fu ultimata e inaugurata nel 1943, ma completata negli anni ’60 con il pavimento in marmo, il soffitto, l’impianto elettrico e di riscaldamento (ringraziamo e ricordiamo don Attilio Cauduro). Ma i lavori di completamento per abbellire l’edificio e di manutenzione continueranno fino ad oggi. Ringraziamo don Giuseppe Bennacchio per i lavori sul tetto e per le grondaie di rame, per le pile in marmo di Carrara per l’acqua santa, per la completa ristrutturazione del presbiterio con il nuovo pavimento in marmo rabescato, il nuovo ambone e tabernacolo scolpiti in pietra di Costozza, per i nuovi altari di San Giuseppe e di S. Antonio e per i magnifici mosaici che conferiscono la giusta maestosità alla casa del Re dei re. Non possiamo dimenticare di aggiungere all’elenco il più alto campanile del territorio e il patronato. Ma le manutenzioni e gli ampliamenti continuano ad essere un’emergenza. Sarà don Emilio Moro a prendersi cura della Scuola dell’Infanzia (sempre in linea con le nuove normative), a continuare la manutenzione della chiesa (il tetto, l’organo, … ) e a seguire la progettazione per l’ampliamento del patronato che la comunità tanto attende.
Mi piace concludere con alcune righe scritte dal vescovo di Padova Filippo Franceschi in occasione della consacrazione del tempio di Crèola, nel 1986, nelle quali si legge l’apprezzamento per una piccola comunità che è sempre riuscita a rispondere alle necessità parrocchiali guidata dalla propria fede e che sicuramente saprà farlo anche nel futuro.
“Costruita in anni non facili e con il sacrificio di tutti: Pochi soldi e molta fede.
La Chiesa, come casa di Dio, della preghiera e del silenzio, è tanto più sentita come la casa di tutti quanto più con sacrificio è sorta.
La Consacrazione della chiesa è così anche festa di tutta la comunità. Accompagnata –mi auguro- dal proposito di tutti i parrocchiani di divenire sempre più insieme Chiesa santa di Dio. Una Chiesa fatta di persone vive che uniscono alla sincerità della fede la testimonianza della carità fraterna.
La chiesa -edificio sacro- è anche il segno di una tradizione religiosa e cristiana che viene da lontano e porta con sé la ricchezza di un passato ed insieme la speranza di un domani. Penso alle nuove generazioni che non sono certo insensibili all’opera compiuta dai loro padri e dall’amore testimoniato alla loro chiesa.”
Il campanile
Creola con la vecchia chiesa aveva anche un bel campanile, elegante e alto. Dopo la costruzione della nuova parrocchiale i parrocchiani reclamavano un campanile all’altezza della recente chiesa, lo reclamavano perché “possedevano tre campane acquistate nel 1912 e perché il prestigio del paese lo richiedeva”.
Finalmente a 43 anni dalla ultimazione della chiesa si cominciò a progettare il nuovo campanile che fù inaugurato nel 1991.
