ANTIFONA D’INGRESSO
“Quando manifesterò in voi la mia santità,
vi raccoglierò da tutta la terra;
vi aspergerò con acqua pura
e sarete purificati da tutte le vostre sozzure
e io vi darò uno spirito nuovo”, dice il Signore.
VANGELO
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Parola del Signore
RIFLESSIONE
La prima domenica di quaresima ci ha presentato le prove che ci attendono durante il percorso, la seconda ci ha incoraggiato a camminare sulla via di Dio, così diversa dalla via degli uomini. Questa terza domenica ci pone una serie di domande cui non possiamo esimerci dal rispondere: desideriamo veramente la conversione? siamo fino in fondo persuasi che è ora di cominciare a produrre frutti per la vita? la vita, ricevuta in dono dal Signore, intendiamo impiegarla per lo sviluppo della Vita stessa, oppure abbiamo scelto di sfruttare tutto e tutti, finché ci è possibile, senza mai fare la nostra parte? Proviamo ad immedesimarci nel fico e chiediamoci: sono tre anni che il mio padrone mi mette a disposizione questo terreno e tutto ciò che è necessario per farmi produrre dei frutti, e così permettermi di realizzare la mai vita, di non essere sterile, e io in questi tre anni che ho combinato? Ogni volta che il padrone, nella stagione dei raccolti, mi si è avvicinato per raccogliere i frutti, come ho vissuto il suo disappunto? E il suo rimandare l’appuntamento all’anno successivo? Ce l’ho messa tutta per fare qualche frutto oppure in fondo ho deciso che frutti io non ne farò? Sono tre anni che me la cavo, spero di cavarmela sempre? Il nostro camminare nella vita vorrebbe sempre evitare i momenti in cui siamo chiamati a render conto di come stiamo impiegando quanto ci viene messo a disposizione. Il tempo di quaresima è il tempo delle scelte da fare con grande decisione nella certezza che non possiamo sempre rimandare. Ma dobbiamo ammetterlo: ogni volta che abbiamo fatti i migliori buoni propositi di produrre i fichi più belli, alla fine il risultato è stato sempre lo stesso: la sterilità. A salvarci è l’intervento del vignaiolo. Egli promette al fico di fecondare la sua sterilità. Il vignaiolo è simbolo di Gesù e la sua fatica nello zappare e nel concimare è la fatica dell’amore che porta il peso della sterilità dell’uomo. Il concimare il vignaiolo il terreno intorno al fico è simbolo del perdere Gesù la propria vita, al servizio dell’uomo. Irrigare la vita dell’uomo con il sudore della propria fatica e della fatica dell’amore. Concimare la vita dell’uomo con il dono della propria vita, con il proprio sangue. Il vignaiolo, per farsi carico della sterilità del fico, è disposto a perdere la vita. Sarà l’accoglienza delle cure del vignaiolo a convertire la sterilità in fecondità, e il fico vivrà di questa fecondità donata. Questo fico, che dopo il primo, il secondo, il terzo smacco, è condannato alla sua sterilità, può ancora sperare in una vita rigogliosa e feconda grazie al dono delle cure che riceverà da parte di quel vignaiolo, disposto a morire per riscattare la sua sterilità.
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