ANTIFONA D’INGRESSO
Il Signore ha nutrito il suo popolo
con fior di frumento,
lo ha saziato di miele della roccia.
VANGELO
+ Dal Vangelo secondo Marco
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Parola del Signore
RIFLESSIONE
Oggi la Chiesa è in festa! Celebriamo l’Eucaristia; il dono che Gesù ci ha lasciato: se stesso per essere nostro cibo e sostenerci e unirci a Lui lungo il viaggio della vita. Marco descrive l’evento in modo solenne per testimoniare il posto indispensabile dell’Eucaristia per la Chiesa fin dall’inizio. I discepoli chiedono dove bisogna recarsi per celebrare la Pasqua, festa ebraica memoriale della liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Gesù sceglie intenzionalmente questa ricorrenza per iniziare la sua pasqua. Centrale alla festa ebraica è l’agnello che viene immolato ma Marco non ci accenna neanche perché nell’ultima cena Gesù stesso è l’agnello. Egli si offre al Padre per la salvezza di tutta l’umanità: “Cristo, nostra pasqua, è stato immolato!” (1Cor 5,7). Infatti, la morte e poi la risurrezione realizzano e attualizzano pienamente ciò che la prima pasqua significava. Quella sera nel cenacolo, in un momento carico d’intensa intimità con i suoi, Gesù cosciente che la sua ora è vicina, si affida a loro in un modo del tutto inimmaginabile: “Questo è il mio corpo … questo è il mio sangue”. Gesù utilizza il semplice pane e vino per farsi sempre presente, disponibile per noi, raggiungibile in una maniera umile e profonda; coinvolge il nostro corpo e il nostro spirito per farci sperimentare qualcosa del mistero d’amore in seno alla Trinità.
(La Chiesa.it)
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