Lettera di saluto alle parrocchie di Creola e Saccolongo,

comunità che mi hanno accolto, amato e accompagnato

nei miei primi due anni di seminario Maggiore di Padova,

A.D. 2010 – 2012

 

Ti voglio raccontare, carissimo amico che mi ascolti, che cosa passa per la testa e il cuore di un giovane seminarista che ha concluso la sua esperienza pastorale nella tua comunità. Non è facile descrivere e decifrare tutti i sentimenti che in questi giorni mi hanno accompagnato pensando di salutare due comunità sorelle che mi hanno accolto e accompagnato come un figlio e un fratello in questi miei primi anni di seminario. Il mio pensiero corre allora veloce pensando a tutti gli incontri, le chiacchierate con tanti ragazzi e giovani che passavano per il nostro patronato, le camminate, i campiscuola, i sabati pomeriggio dell’ACR, il GREST, la GMG, le sagre, i 10 anni del coro, la betoea dell’amicizia, le partite di pallavolo, il carnevale, le giocate a carte con i nostri nonni nel centro Anziani, i momenti condivisi nelle vostre famiglie, esperienze che mi hanno fatto assaporare e gustare l’essere tra voi, l’essere vostro compagno di viaggio. Quanti volti mi hanno accompagnato in questa avventura, quante mani si sono strette alle mie per crescere e maturare assieme, quanta strada ho percorso con voi tanto che questa terra benedetta è diventata con il passare del tempo, non ve lo nascondo, anche la mia terra, il mio piccolo altopiano e mi sembra di conoscere da sempre questi luoghi, queste vie, questi argini, le case, la chiesa dove con voi mi sono nutrito molte volte dell’Eucarestia, l’amore di Cristo Pane e Parola di vita, fonte e culmine del nostro volerci bene. Queste colonne rosse che sostengono la vostra chiesa, ho scoperto, essere in marmo rosso di Asiago, provenire dalla Terra che, grazie ai miei genitori Antonio e Antonella, mi ha generato alla vita e alla fede, mi sembra bello potervi dire che siete stati voi in questi due anni le mie colonne che mi hanno sostenuto e incoraggiato.

 

Vi voglio raccontare, carissimi don Emilio e don Paolo, tutto il bene che ho ricevuto dalla vostra amicizia dicendovi innanzitutto il mio più grande grazie per aver accettato la proposta del Rettore del Seminario che un seminarista potesse camminare con queste vostre comunità dando continuità ad una storia d’amore e di fede che accompagna da duemila anni la storia della nostra chiesa. Condividendo il mio tempo, la canonica, i piccoli momenti di fraternità e di amicizia con voi, ho scoperto pian piano di avere due amici, due fratelli preti che mi hanno saputo accogliere, amare, guidare rivelandomi con quanta passione ed entusiasmo un pastore deve servire il suo gregge, ho condiviso con voi momenti belli e anche momenti difficili di queste vostre comunità perché un prete deve saper essere innamorato dell’umanità del suo gregge, deve essere un camminatore tra cielo e terra, uno sì che cammina con i fratelli su questa terra ma che allo stesso tempo ha il dito puntato verso il cielo, al Signore che vi ha scelto e chiamato a questo prezioso ministero. Ho potuto così assaporare la grande missione a cui è chiamato un sacerdote, essere innanzitutto uomo di Dio, uomo di relazione, di condivisione, avendo come modello Gesù Buon Pastore che da la vita per le sue pecore;

 

Vi voglio raccontare, carissime sorelle Mariuccia, Luisa e Gemma, che le vostre vite, la vostra consacrazione a Dio e alla Chiesa e la vostra passione per ragazzi e bambini nell’asilo e nell’oratorio mi hanno fatto bene al cuore e mi hanno aiutato a cantare ed incontrare meglio il Mistero di Dio, il suo Amore, nei più piccoli, proprio nei prediletti di Gesù, a saper diventare umile e semplice come quei volti dei nostri bambini, tesori preziosi che hanno dato gusto e sapore alla mia vita.

 

Vi voglio cantare, carissimi animatori e giovanissimi con cui ho condiviso la maggior parte del mio tempo, un immenso Grazie perché siete stati voi la mia cartina geografica che mi ha aiutato a imboccare la strada giusta per crescere e maturare, siete stati voi quei colori che hanno colorato la mia “piccola missione” in mezzo a voi, siete stati voi delle spalle con cui ho condiviso momenti belli e anche di difficoltà. Da giovani cristiani, abbiamo camminato assieme incontro a Gesù arrivando a conoscerlo meglio, a sentirlo vicino a noi, a rispondere concretamente non solo a parole ma con la vita e con la nostra amicizia al grande progetto che lui prepara ogni giorno per noi, e chissà che per qualcuno di voi non ci sia anche un progetto di donare la propria vita al Signore e ai fratelli, diventare strumento prezioso nelle sue mani. La cosa che a me entusiasma di più del seguire Gesù è che niente, nemmeno lo sbaglio più grande, potrà mai separarci da Lui, arrivando anch’io come Pietro nel vangelo di questa domenica a riconoscerlo come Cristo, l’unto, Signore della mia vita, vale ancora la pena spendere la propria vita per i fratelli, per la Chiesa in nome di Gesù.

 

Vi voglio raccontare, carissimi gruppi famiglie, che mi avete saputo dare una buona testimonianza. Il vostro stare insieme, confrontarvi sulle problematiche e difficoltà che si vivono in famiglia, le preoccupazioni riguardo al futuro e alla crescita dei vostri figli, il vostro spendervi per la parrocchia mi hanno rivelato che anche la nostra chiesa è chiamata a diventare famiglia di famiglie, cuore che batte non in modo autonomo ma perché tantissimi altri piccoli cuori pulsano per amore del proprio sposo, sposa, figlio o figlia, genitore, nonno o nonna. Relazioni sane e mature, gioia e voglia di stare assieme, crescere sull’esempio della Sacra famiglia, hanno contribuito a rendere più belle e accoglienti queste nostre comunità.

 

Ti voglio sussurrare, o mio Gesù, mio Signore, mio tutto, una storia d’amore che mi ha unito a questa grande famiglia e che sono sicuro ha lasciato un segno indelebile nella mia vita, una storia che continuerò a raccontare perché tu ne sei stato l’autore e come ogni cosa fatta da te, è venuta veramente bene.

 

Ora però, è tempo di partire, perché “diventare grandi” richiede il saper partire per nuovi orizzonti che non ci appartengono perché sono del Signore. E’ un partire che porta con sé tanta gioia accompagnata da una struggente nostalgia poiché in voi, nella vostra comunità, nei vostri paesi, ho incontrato i tanti volti di Dio. Volti che hanno reso ancora più bello il mio volto, che mi hanno fatto innamorare, mi hanno fatto sognare e che non dimenticherò perché impressi per sempre sul mio volto, segni inequivocabili dell’amore di Dio. Ci apparterremo sempre, gli uni gli altri perché insieme siamo l’unico volto del nostro Signore Gesù. Non aver paura, caro amico, il primo amore non si scorda mai quindi Creola e Saccolongo occuperanno sempre un posto importante nel mio cuore accompagnandoti con la preghiera e tantissimo affetto ed io come un amico ti aspetterò ogni volta che ne avrai bisogno…

 

Grazie ancora e buon cammino della vita!!

 

Creola, 16 settembre 2012

 

Il vostro FRANCESCO