Lettera di saluto ai giovani e giovanissimi

della parrocchia di Creola e Saccolongo

 

Sono le 11 meno un quarto, mi trovo nella mia stanza in canonica e mentre sto sistemando un po’ di cose, dalla mia finestra filtra un raggio di luce che illumina la mia camera, vado verso il poggiolo, mi viene voglia di aprire, spalancare tutto, ascoltare il cinguettio degli uccelli, l’abbaiare intrepido dei cani, il cielo limpido e terso, mi sento a casa, poi mi guardo intorno e vedo che nel campo vicino al tendone ci sono Giulia, Gabri, Michelangelo e Alessandro. Mi fermo incuriosito e li guardo: con quanta entusiasmo e fatica si stanno dando da fare per preparare il campo da calcetto saponato dentro il quale i nostri bambini e non solo poche ore più tardi si divertiranno un mondo. Ascolto il mio piccolo cuore che all’istante inizia a battere forte pensando a questi due anni, al tratto di strada condiviso con queste due comunità Creola e Saccolongo, che come grembi mi hanno amato e aiutato a crescere come un figlio, con i fratelli e le sorelle che abitano in questa terra benedetta, terra che è diventata anche la mia terra, il mio piccolo altopiano e mi sembra di conoscere da sempre questi luoghi, queste vie, questi argini, le case, la chiesa. Nel loro maneggiare balle di fieno e teloni di nailon vedo le vostre vite che come fili colorati lunghissimi ad un certo punto si sono uniti con la mia per dare vita a un bellissimo disegno, un vestito che ha visto un intessere relazioni di amicizia belle e gratuite, relazioni che hanno saputo costruirsi anche con le difficoltà che si presentano sul cammino. Sorrido e penso a voi cari amici, e in un secondo una marea di volti mi passano per la testa, un mare infinito di nomi ognuno con una storia immensa da raccontare e amare. Mi avete dato e insegnato tanto ridendo e scherzando assieme, battendoci sulle spalle quando qualcosa non andava, condividendo gioie e sofferenze dell’essere giovani cristiani in cammino, facendomi sentire uno di voi.

 

E allora penso a te, carissimo amico che mi ascolti, raccontandoti che sei stato la soddisfazione più grande di questa mia prima esperienza parrocchiale, vi ho visto crescere in questi 2 anni, maturare, fare scelte importanti per il vostro futuro, vi ho visto piangere, sorridere alla vita in un modo in cui solo un giovane follemente innamorato può fare. Vi siete messi in gioco con e per la nostra gente, per i nostri piccoli, e per questo vi dico: siete il tesoro più prezioso delle nostre parrocchie, un po’ come la perla preziosa del vangelo che un uomo trova in un campo, vende tutto pur di averla perché è la cosa che conta veramente. Un domani avrete voi il compito delicato di continuare a trasmettere la nostra fede come persone che hanno a cuore le nostre famiglie, la nostra chiesa. Buon cammino, quindi!

 

Penso a te, caro amico perché mi hai fatto capire che vale ancora la pena che un giovane come me scelga di seguire Gesù da vicino, scelga di servire il popolo di Dio che alle volta sembra essere indifferente e lontano ma che ha una sete e fame di assoluto che non può essere colmata se non nel Signore della nostra vita. Ogni volta che in parrocchia risuonava il vostro cleric, el chierico, era una festa perché mi richiamavate continuamente la mia missione così delicata ed esaltante dell’essere seminarista, un giovane come gli altri che cerca di capire che cosa il Signore chiede dalla sua vita e che allo stesso tempo fa esperienza dell’essere guida e compagno di strada di una comunità. Dal momento in cui sono arrivato ho pregato perché anche da questa terra potesse nascere una vocazione, un giovane che desse ascolto a quella voce che non delude e che ti promette il centuplo in cambio di una vita spesa per i fratelli. Lasciatevi interrogare e affidatevi, il Signore vuole solo il bene per noi… e si sa mai che con qualcuno non ci si ritrovi addirittura in seminario!!!

 

Penso a te, caro amico, pensando al futuro, pensando al prossimo amico seminarista che avrà la fortuna di camminare con voi, vogliategli bene e fatelo sentire a casa sua come avete fatto con me. Sappiate sostenerlo e incoraggiarlo con stima e con amore perché anche lui abbia così da crescere e condividere il suo servizio con e per voi. Penso ai vostri preti, don Paolo e don Emilio, aiutateli perché per un sacerdote non c’è gioia più grande che vedere una comunità, soprattutto se fatta di giovani, che seguono Cristo assieme a loro nel vivere quotidiano della parrocchia con i gruppi e con il vostro essere animatori.

 

Penso a te, caro amico, chiedendoti anche scusa, quando il mio carattere montanaro affiorava in modo percepibile (quello che provo dentro lo si vede limpidamente anche fuori), quando non ho saputo essere attento a ciò che mi capitava intorno pensando solo a me stesso, quando non ho saputo cogliere l’occasione giusta per una parola a una persona amica o magari quando anche le mie battute hanno potuto ferire e far star male… l’aver condiviso con voi questi due anni è servito anche a questo e di ciò  ve ne sarò sempre riconoscente perché facendomelo capire avete saputo avvertirmi quando sbagliavo e così riuscire a costruirmi pian piano umanamente.

 

Mi fermo un momento dal mio fissare lo sguardo su questi quattro amici che stanno lavorando nel campetto e alzo gli occhi al cielo ringraziando il Signore Gesù perché tutta questa bellissima storia l’ha voluta proprio Lui, è stata abitata dalla sua presenza e dalla sua benedizione. Fra poco inizierà il nuovo anno del seminario e con lui il sabato e la domenica ritornerò nel mio paese, la mia amata Asiago che mi aspetta per camminare assieme mano nella mano. Non abbiate paura amici il primo amore non si scorda mai, quindi Saccolongo e Creola occuperanno sempre un posto importante nel mio cuore accompagnandovi con la preghiera e tanto affetto ed io come un amico  vi aspetterò ogni volta che ne avrete bisogno…  Grazie!!!

 

Francesco Dal Sasso